10 anni, Como non dimentica Rumesh

Dichiarazione del Portavoce Provinciale dei Giovani Comunisti/e

Sono passati dieci anni, sembra impossibile ma è davvero così. Era il 29 marzo 2006 quando un vigile del cosiddetto nucleo antiwriters fermò un ragazzo cingalese, lo fece scendere dall’auto e gli sparò un colpo alla nuca, provocandogli danni permanenti.

A quell’epoca stavo finendo il quarto anno di liceo scientifico, al Giovio, e ricordo come se fosse ieri l’atmosfera, gli oltre 1000 studenti che scesero spontaneamente in piazza contro quell’atto di brutale abuso di potere. Ero tra loro, in quella giornata di sole un po’ fusco, con migliaia di ragazzi che dicevano no al sicuritarismo. Abbiamo sfilato per le strade della città, abbiamo gridato la nostra indignazione a una politica che badava solo al populismo, che voleva una città senza graffiti anche a prezzo della vita di un ragazzo. Se oggi faccio ancora politica lo devo anche a quella esperienza, a quell’indignazione per le ingiustizie a cui non si può restare indifferenti.

Como non dimentica, Como non accetterà che ricapiti, che per un concetto distorto di sicurezza altri giovani debbano rischiare la loro vita. Qui sta anche il nostro impegno contro il cosiddetto “controllo del vicinato”, figlio di quella concezione malata della giustizia da far west che tanto piace a leghisti e fascisti nostrani (non importa che partito vogliano usare per presentarsi). Non si può morire per un graffito.

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